Recensione Album: Katy Perry - Prism

Quando si vuole ascoltare un CD di Katy Perry si sa da principio che non si sentiranno acuti o vocalizzi alla Beyoncè nè ritmi latini alla Shakira ma un susseguirsi di tracce leggere estremamente orecchiabili che passano con molta leggerezza. Questo è quello che mi aspettavo quando ho ascoltato per la prima volta Prism, il nuovo album di Katy Perry, il quarto di sempre ma il terzo della sua carriera da quando è balzata sulle scene con I Kissed A Girl.


Le aspettative non sono tradite, soprattutto nella prima parte del disco, anche se è presente una certa differenza dal caramelloso Tennage Dream, il precedente album molto sottovalutato al debutto, da cui la Perry estrasse ben 6 singoli arrivati alla n.1, un record! Il disco si è rilevato una macchina sforna singoli senza tregua e ha permesso alla Perry di vendere quasi 6 milione di copie mondialmente. Il segreto di questa ricetta era tutto nel perfetto mix di canzoni commerciali, orecchiabili, estremamente radio friendly e video curatissimi che donavano alle canzoni un grande appeal.
C'è da dire che molto del successo riscosso dalla cantante è dovuto all'immagine pulita e mai volgare, a volte giocosa di Katy, una donna che non ha paura di mettersi in gioco e fare dell'ironia.


Arrivando da un'album di così grande successo, le aspettative per il nuovo disco erano molto alte ma la Perry sapeva che non poteva riproporre lo stesso materiale dell'album precedente.
Prima di pubblicare il primo singolo, Katy aveva promesso una svolta più dark dovuta al periodo più triste e cupo della sua vita conseguente al divorzio con il marito Russel Brand. Quando poi è stata lanciata Roar tutti si sono stupiti nel ritrovare la solita canzoncina pop orecchiabile che da subito ha conquistato le radio con il suo ritmo allegro. Il motivo è stato ben presto giustificato, la luce è arrivata nel buio, proprio come un Prisma che permette ai raggi di attraversarlo. La notizia che la produzione è stata in gran parte affidata ai soliti Max Martine e Dr. Luke ( i produttori dietro a Teenage Dream ) è stato il colpo di grazia per chi pensava e sperava un una svolta nella carriera della Perry.

Prism non tradisce però una certa voglia di cambiamento e Roar non ne rappresenta per niente lo spirito, ma andiamo a vedere traccia per traccia cosa ci ha proposto questa volta Katy Perry.


L'album si apre proprio con Roar, diventata da subito una delle più grandi hit della Perry e la sua ottava n.1 in carriera. La canzoncina, perchè è e rimane sola una canzoncina, ripropone la formula vincente di molte canzoni della Perry: ritornello orecchiabile, base semplice e ripetitiva ( anche troppo ) ed un testo semplice ma d'effetto: il brano radiofonico per eccellenza, non a caso lanciato in piena estate.

La musica fortunatamente cambia subito grazie a Legendary Lovers, una traccia che inizia a mostrare una certa voglia di sperimentazione in cui a far da padrone sono suoni più tribali, orientaleggianti e sensuali. Sicuramente una delle tracce più riuscite dell'intero disco che non rinnega un ritornello orecchiabile e la solita produzione Martin / Luke. Caratterizzato da tamburi che creano un'atmosfera quasi medioevale se accompagnato da un video, magari girato in India ( paese molto amato dalla Perry in cui si è anche sposata ) il brano avrebbe tutto il potenziale per diventare una nuova hit.

Segue Birthday, brano con cui Katy Perry vuole omaggiare la prima Mariah Carey, proprio come da lei dichiarato. Le atmosfere ci sono ma la potenza vocale della Carey è qualcosa al di fuori delle potenzialità di Katy che da il meglio di sè nel ritornello in cui mostra il lato più affusolato e sexy della sua voce che ben si sposa con il ritmo.

Il brano più riuscito dell'intero disco è senza dubbio Walking On Air. La traccia ispirata alla musica dance anni 90 è un'esplosione di vita che porta chiunque l'ascolti a muoversi appena parte il ritornello.
In un periodo caratterizzato da una musica dallo sporco beat electropop questa Walking On Air colpisce per la semplicità e l' immediatezza della base, merito del produttore Åhlund. La ciliegina sulla torta è il coro gospel a fare da sottofondo al ritornello nella parte finale.


Finita la canzone precedente i ritmi cambiano notevolmente e ci ritroviamo davanti alla prima ballata del disco scelta come secondo singolo ufficiale, Unconditionally. Il brano perde un po' della vena sperimentale dei precedenti ma si caratterizza come una semplice ballata d'amore d'effetto fin dal primo ascolto. E' la canzone preferita da Katy dell'intero disco.

Katy esplora poi il mondo Hip Hop con Dark Horse, brano cantato in collaborazione con rapper Juicy J. La canzone è stata scelta come singolo promozionale ed ha riscosso un grandissimo successo negli USA fin dal lancio. Personalmente il brano non mi ha convinto ai primi ascolti ma mi ha completamente conquistato dopo qualche tempo. La base è fin troppo ripetitiva ed il ritornello sembra più un bridge che non porta da nessuna parte ma riesce comunque a dare una grande carica. Apprezzabile il tentativo di variare tra generi differenti.

Inizia adesso la seconda parte dell'album, quella meno sperimentale ed in un certo senso più banale e prevedibile.

This Is How We Do è un pezzo molto catchy e orecchiabile perfetto per essere lanciato come singolo, un esempio di quel pop leggero di cui la Perry è diventata la massima rappresentante negli ultimi anni.
Il pezzo è caratterizzato da un base in cui un suono ripetitivo nell'auricolare sinistro diventa insopportabile dopo un po'. La Perry si diverte inoltre a parlare a mo' di Dj e a richiamare la base proprio quando uno pensava che la tortura fosse finita con un Bring The Beat Back.


International Smile si impone fin da subito come la Last Friday Night del nuovo disco. Sia la base che la struttura della canzone in cui alla fine c'è un assolo di chitarra elettrica ricordano il precedente singolo di Teenage Dream. La produzione è molto curata e nella parte finale ricorda qualcosa dei Duft Punk.
Katy cita alcune città del mondo nel ritornello firmando una nuova possibile hit internazionale, perfetta per l'estate 2014.

Con Ghost Katy abbandona i ritmi più allegri che tanto l'hanno contraddistinta e inizia una sequenza di power ballad e midtempo che al primo ascolto si sono rilevate tutte simili tra loro e un po' stucchevoli.
Ghost continua a essere prodotta dalla coppia Luke / Martin e mostra ancora un po' di ritmo nel ritornello.

Love Me tende a sonorità più dance ma non porta niente di nuovo al disco risultando la solita canzoncine tra i 3 e i 4 minuti fin troppo incolore.
Stessa cosa per This Moment che sa di già sentito fin dall'inizio e non mostra nessuna novità sul piano musicale e ritmico.
Arriva poi un brano che dal titolo e dall'autrice ( Sia ) prometteva qualcosa di speciale, Double Rainbow. Le atmosfere si fanno leggermente più ricercate ma senza uscire da uno stile fin troppo simile ai brani precedenti.

Quando proprio non ce la facevi quasi più ad ascoltare ecco che parte un pianoforte ed inizia il brano finale della versione standard del disco, By The Grace Of God. 
La ballata dell'album, sicuramente un brano degno di nota in cui Katy esplora quel lato più religioso e spirituale che tanto farà piacere ai genitori della cantante.
Parliamoci chiaro, se questo brano fosse stato cantato da un'artista con una vociona sarebbe stato ancor più valorizzato ma la Perry riesce comunque a portare a termine una buona performance.
Il punto forte è sicuramente il testo scritto dalla cantante durante il periodo buio ed infatti la canzone è stata la prima ad essere composta. Se questo fosse stato un esempio di come sarebbe stato l'album dark promesso un tempo dalla Perry sicuramente il risultato sarebbe stato molto interessante.

L'assaggio del suo lato più interiore continua con le 3 bonus track dell'edizione deluxe.
Spiritual riprende i temi di By The Grace of God ma tratta dell'amore tra la cantante e il fidanzato Jhon Mayer. Il brano è stato scritto dai due e ancora una volta la Perry prova che il suo lato migliore è quello di scrittrice.

It Takes Two può vantare la partecipazione di Emeli Sandè non per quanto riguardo il canto ma la composizione delle melodie e dei testi. Non a caso è uno dei brani migliori che avrebbe ben figurato all'interno della tracklist standard al posto di qualche altra canzone. La produzione infine è degli Stargate, che avevano firmato la hit Firework, altro brano universalmente riconosciuto come uno dei migliori di Katy Perry.

Stesso discorso per Choose Your Battle, la canzone conclusiva del disco che non conquista dal primo ascolto ma che cresce e cresce col tempo. Bel testo e un buon arrangiamento.


Questo era Prism, l'ultima "fatica" discografica di Katy Perry. In conclusione possiamo affermare che Katy ha creato un album meno intuitivo di Tennage Dream senza però allontanarsi dal suo terreno prediletto, il pop. Quando infatti pensi che stia facendo un passo verso qualcosa di diverso ecco che Katy tira indietro il piede e torna a cantare canzoncine sicure dal ritmo incalzante e immediate, argomentazione che sarà usata molto probabilmente dai detrattori.
Alcuni spunti interessanti ci sono ma il filone generale sarà apprezzato soprattutto dai fan della cantante mentre a chi la ascolta per la prima volta non lascia nessun segno particolare. Il limite di Katy Perry è non avere una grande estensione vocale, e nei live lo dimostra, ma recupera grazie ad un'invidiabile abilità nel comporre e scrivere canzoni.

Voto Finale: 3+ / 5

Canzoni Migliori:

Walking On Air
By The Grace Of God
It Takes Two







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